I rapporti familiari toccano diversi campi del vivere registrando una conflittualità maggiore derivante dall’intersecarsi di diversi modelli culturali, non da ultimo tutta la problematica nascente dall’entrata in vigore della legge Cirinnà. Un esempio concreto possiamo individuarlo nel differente ruolo che le diverse culture e religioni attribuiscono all’uomo e alla donna all’interno del nucleo familiare, in particolare per quanto riguarda il loro compito educativo nei confronti dei figli. Problematica oggi ancora più accentuata dall’istituzionalizzazione delle convivenze di fatto e delle unioni civili. In questa prospettiva, il fattore religioso sottopone ad un notevole stress interpretativo molteplici istituti che disciplinano la fase patologica del rapporto coniugale e di filiazione, affidando all’interprete-applicatore il delicato compito di contemperare l’esercizio della libertà religiosa nella famiglia con il rispetto del dovere di solidarietà sotteso all’adempimento delle norme codiciali inerenti i diritti e doveri reciproci dei coniugi (art. 143 c.c.) e i do- veri verso i figli (art. 147 c.c.).