Numero 1/2023FABIO VECCHI Recensione a Sergio F. Aumenta – Roberto Interlandi, La Curia Romana secondo Praedicate Evangelium, Subsidia canonica 40, EDUSC, Roma, 2023, pp. 227
Numero 1/2023INTERO FASCICOLO
Charity or religion: Wisconsin Supreme Court takes case over Catholic Charities Bureau of Superior against the Wisconsin Labour and Industry Review Commission
Fonti: https://www.catholicnewsagency.com/news/254140/wisconsin-supreme-court-to-hear-catholic- charity-s-religious-freedom-case; https://www.upi.com/Top_News/US/2023/04/20/Wisconsin- Supreme-Court-Catholic-Charities-Bureau-religious-exemption/9041681995280/; https://www.catholicculture.org/news/headlines/index.cfm?storyid=58655
La Corte Suprema del Wisconsin esaminerà in questi giorni un’interessante vicenda che coinvolge la libertà della Chiesa cattolica negli Stati Uniti e che riguarda, nello specifico, l’interferenza dello Stato sulla autonomia interna della Chiesa nello stabilire quale sia la propria missione e la natura del proprio ministero.
Il caso riguarda una disputa esistente ormai da più danni, precisamente nasce da una decisione del 2015 di un giudice del Douglas County Circuit Court secondo cui la Catholic Charities Bureau Challenge Center, fondata dalla Catholic Dioceses of Superior nel 1917, che fornisce servizi a persone con disabilità dello sviluppo, era gestita principalmente per scopi religiosi ed era esente dall'Unemployment Compensation Act. La vicenda ha, per protagonisti il CCB della città di Superior, e la Wisconsin Labour and Industry Review Commission sui programmi di assicurazione contro la disoccupazione, a seguito di una decisione di quest’ultima di non considerare le Catholic Charities e i suoi enti sussidiari come abbastanza "religiosi" da ottenere l’esenzione dal programma statale di assicurazione contro la disoccupazione, che ha anche un costo maggiore rispetto al sistema gestito dalla chiesa cattolica che fornisce benefici equivalenti, dal 1986, la Chiesa cattolica del Wisconsin ha, infatti, fornito la propria assicurazione contro la disoccupazione, il Church Unemployment Pay Program (CUPP), per i dipendenti laici delle sue istituzioni, come scuole e parrocchie. Ma il Catholic Charities Bureau non è coperto e aderisce al programma statale.
L'agenzia statale ha sostenuto che poiché le unità di beneficenza prestano assistenza a persone di tutte le fedi e/o nessuna fede e non hanno lo scopo precipuo di evangelizzare, l'esenzione non debba essere applicata perché non rientrano nella categoria di enti religiosi. La terza corte d'appello distrettuale dello stato si è schierata con l'agenzia governativa del lavoro.
A sostegno della richiesta di ricorso dell’associazione cattolica il vescovo di Superior James Powers spiega che il servizio generalizzato a tutti i bisognosi a prescindere dalla fede di appartenenza è espressione di un imperativo cristiano al quale non ci si può sottrarre. Il CCB, definito braccio del ministero sociale della diocesi, secondo il Vescovo Powers porta avanti l'opera di Cristo, rispetta il mandato scritturale e dottrinale della Chiesa cattolica di servire i poveri e rispondere con la carità a chi è nel bisogno, e tale impegno fa avanzare la missione della Chiesa, servendo coloro che sono stati dimenticati, ignorati e spinti ai margini della società per oltre un secolo. La richiesta consiste nell’adesione ad un programma più efficiente e più conveniente, rispetto a quello statale. Interviene nel dibattito anche Nick Reaves, un consulente del Becket Fund for Religious Liberty coinvolto nella vicenda, il quale evidenziando che il caso sollevi questioni di libero esercizio religioso per la Chiesa cattolica e altri gruppi religiosi, afferma che lo Stato sembra volere punire la CCB “per il modo in cui si è organizzata, scegliendo di servire tutti i bisognosi, scegliendo di organizzarsi come un ente di beneficenza separato, invece di servire solo come parte della diocesi cattolica locale”. La decisione della commissione lavoro invade l'autonomia religiosa interna del CCB, perché in pratica sembra dire ad un'organizzazione religiosa come deve organizzarsi, “come deve esercitare la sua missione e il suo ministero, al fine di qualificarsi per questa esenzione religiosa”. La sentenza rigetta l’istanza perché "CCB e le sue sub-entità collegate non operano per inculcare la fede cattolica; non sono impegnate nell'insegnamento della religione cattolica, nell'evangelizzazione o nella partecipazione a riti religiosi o servizi di culto con i partecipanti al servizio sociale; non richiedono ai propri dipendenti, partecipanti o i membri del consiglio devono essere di fede cattolica; i partecipanti non sono tenuti a frequentare alcuna formazione, orientamento o servizio religioso; il loro finanziamento proviene quasi interamente da contratti governativi o società private, non dalla Diocesi del Superiore; e non diffondono alcun materiale religioso ai partecipanti”. L’affermazione secondo la quale un ente di beneficenza è religioso solo se limita le sue buone azioni ai membri della stessa fede fraintende l'insegnamento cattolico, ignora la legge del Wisconsin sembra essere in conflitto con l’Establishment Clause e la Free Exercise Clause. Nel caso in questione sarà interessante osservare come la Suprema Corte del Wisconsin si orienterà rispetto alla cosidetta religious exemption o accomodation, cioè quelle ipotesi in cui la religione può essere motivo di una deroga, nei confronti di un soggetto o di una categoria di individui, dall’obbedienza ad una legge o ad una normativa generalmente vincolante, operando un delicato bilanciamento che eviti conflitti di coscienza e discriminazioni.
Cristiana Maria Pettinato
PAROLE CHIAVE
Establishment clause, Wall of Separation, Catholic Charities, libertà Chiesa cattolica