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Con la Nota dell’Ufficio Liturgico Diocesano del 23 luglio 2024 l’Arcidiocesi di Amalfi - Cava de’ Tirreni è intervenuta in merito alla possibilità per le autorità civili e militari di partecipare attivamente alle processioni religiose in qualità di portatori dei simulacri. La Nota ha stabilito che i portatori delle statue debbano essere individuati “prevalentemente tra i fedeli che vivono con assiduità la vita della parrocchia o della confraternita” e che “bisogna evitare che autorità civili o militari, sacerdoti o religiosi anche per un breve tratto portino le statue dei Santi”[1].
La misura costituisce la risposta a quanto verificatosi a Minori in occasione della processione della patrona Santa Trofimena la cui statua è stata condotta dal sagrato della Basilica in piazza Cantilena fino all’abside dai sindaci delle principali località della Costiera amalfitana. Sebbene i primi cittadini abbiano evidenziato che la loro presenza mirasse a “rinsaldare la partecipazione delle comunità locali al rito religioso”[2] e a “riconoscere e celebrare la ricchezza delle tradizioni locali, che rappresentano un patrimonio comune”[3], non sono mancate le reazioni di chi ha ravvisato nell’episodio una violazione del principio di laicità dello Stato e del principio della distinzione degli ordini, nonché una palese strumentalizzazione di uno spazio rituale che sarebbe dovuto restare squisitamente spirituale e sacrale[4].
L’intervento dell’Ufficio Liturgico della Diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni mira, in effetti, a prevenire ogni possibile strumentalizzazione, anche in chiave politica, delle manifestazioni della pietà popolare e si colloca nell’alveo di un’azione intrapresa già da oltre un decennio dai Vescovi campani, sin a partire dall’emanazione del Documento del 2013 “Evangelizzare la pietà popolare. Norme per le feste religiose”[5]. In quella occasione la Conferenza Episcopale Campana aveva deciso di adottare apposite misure atte a prevenire gli episodi di infiltrazione malavitosa nelle manifestazioni della pietà popolare e, in particolare, nelle processioni, talvolta segnate dall’odiosa pratica degli “inchini”[6].
Il Documento della Conferenza Episcopale Campana, al fine di preservare la genuinità di queste espressioni pubbliche di fede comunitaria, ha dettato specifiche regole per lo svolgimento dei cortei processionali, senza tuttavia disciplinare le modalità di scelta dei portatori delle statue. Per colmare tale lacuna, alcuni Vescovi campani sono intervenuti mediante l’emanazione di norme integrative, come nel caso dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, in cui, con il decreto diocesano del 4 ottobre 2023, è stato previsto che i portatori delle statue siano scelti tra le “persone che vivono la vita parrocchiale”[7].
Ancora più incisivo, in tale ambito, si era rivelato l’intervento del 2015 della Conferenza Episcopale Calabra nel Documento “Per una Nuova Evangelizzazione della pietà popolare. Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria”. E, a tal riguardo, non può non rilevarsi che la Nota dell’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni riproduce testualmente quanto previsto negli Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria nella parte in cui prescrive che i portatori delle statue siano “prevalentemente fedeli che vivono con assiduità la vita della Parrocchia e della Confraternita”[8] .
L’intervento dell’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni rappresenta, pertanto, un’ulteriore conferma di come l’impegno profuso dalle Diocesi del Mezzogiorno d’Italia risulti sempre più sinergico rispetto all’obiettivo di salvaguardare le manifestazioni della pietà popolare da ogni tentativo di strumentalizzazione che rischia di minarne il carattere di pubblica testimonianza delle fede della comunità, la quale, mediante il corteo processionale, con “ruoli ben delineati offre la sua amicizia a Dio attraverso i Santi”[9].
31 luglio 2024
Fabio Balsamo
[1] Cfr. Ufficio Liturgico dell’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni, Nota dell’Ufficio Liturgico circa le processioni, 23 luglio 2024. La Nota è consultabile all’indirizzo: https://www.diocesiamalficava.it/2024/07/23/note-dell-ufficio-liturgico-diocesano-circa-le-processioni/.
[2] Cfr. Andrea Bignardi, Santa Trofimena, il sindaco di Minori Reale: “Stupito dalla nota della Diocesi”, in Amalfinotizie.it, 25 luglio 2024.
[3] Cfr. Politica e Religione a Minori: La Festa di Santa Trofimena Diventa Campo di Battaglia, in Positanonews.it, 20 luglio 2024, consultabile all’indirizzo https://www.positanonews.it/2024/07/politica-e-religione-a-minori-la-festa-di-santa-trofimena-diventa-campo-di-battaglia/3727788/.
[4] Cfr. Francesco Criscuolo, Un intollerabile colpo di teatro alla festa patronale di Minori, in Il Quotidiano della Costiera, 19 luglio 2024, il quale sottolinea che «la tendenza sfrenata a lucrare il dividendo della massima esposizione, il narcisismo comunque camuffato, il ricorso al gesto eclatante sono del tutto incompatibili sia con l’omaggio filiale e la devozione sincera delle varie comunità ecclesiali ai santi protettori, come trasmessaci dai nostri padri, sia con l’esercizio della potestà amministrativa, scandita dai risultati più che dalla teatralità di comportamenti, messi in atto facendo leva su un naturale festoso concursus populi».
[5] Non va sottaciuto, tuttavia, che già nel 1973 i Vescovi campani avessero emanato specifiche direttive in materia di feste religiose.
[6] Con il termine “inchino” ci si riferisce alla sosta delle statue nei pressi delle abitazioni dei boss locali durante i cortei processionali. Già con la Lettera Pastorale-Collettiva dell’Episcopato Calabrese “Per la Santa Quaresima” del 1916, pur non facendosi espressamente menzione delle abitazioni dei boss, così veniva descritta la pratica degli inchini: «Come infatti chiamare ancora religiose certe processioni che si protraggono per mezze giornate e nelle quali, come se il santo fosse un burattino, lo si fa girare per tutti i vicoli e i viottoli del paese, facendolo sostare, qui davanti la casa del procuratore A o dell’offerente B; più in là sopra un tavolino dinanzi a una casa o una bettola, nelle quali i portatori entrano a rifocillarsi? Ma un tale procedere, oltreché profano e ridicolo, è contrario affatto allo spirito della Chiesa, la quale non intende che le statue durante le processioni si fermino a richiesta di privati, ma seguano recto tramite il loro itinerario, breve quanto possibile e determinato».
[7] Il Decreto diocesano è consultabile al seguente indirizzo: https://www.diocesisalerno.it/wp-content/uploads/2014/10/Decreto-feste.pdf. Il punto 6 del Decreto, con riguardo ai portatori delle statue, prevedeva inoltre che: a) Per una loro adeguata formazione e assistenza spirituale, si costituiscano in gruppo o associazione parrocchiale; b) Vengano preparati con incontri di catechesi e di preghiera a vivere seriamente e con fede la processione; c) Si impegnino a tenere un comportamento consono, evitando chiacchiere, fumo, uso di telefonini, pose per foto e quanto altro possa disturbare il raccoglimento e la preghiera. d) Evitino danze e giravolte con le statue, durante e a conclusione della processione.,
[8] Cfr. Conferenza Episcopale Calabra, Per una Nuova Evangelizzazione della pietà popolare. Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria, 2015, consultabile all’indirizzo: https://www.conferenzaepiscopalecalabra.it/wp-content/uploads/2022/10/CEC-Per-una-nuova-evangelizzazione-della-Pieta-popolare.pdf.
[9] Cfr. Ufficio Liturgico dell’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni, Nota dell’Ufficio Liturgico circa le processioni, cit.