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RIASSUNTO
Indonesia
Con sentenza del 19 settembre 2023, il tribunale di I grado di Palenbang, in Indonesia, con la sentenza n. 726/Pid.Sus/2023/PN ha condannato la influencer Lina Luftiawati, alias Lina Mukherjee, a due anni di reclusione ed al pagamento d’una multa di 250 milioni di rupie (pari a circa 15.130 euro), per aver diffuso informazioni volte a creare sentimenti di odio verso l’Islam, ex artt. 45A comma 2, e 28 comma 2 della legge n. 19/2016, che modificava la legge n. 11/2008 riguardante le informazioni e le transazioni elettroniche.
L’accusa nasceva dal fatto che l’imputata il 24 marzo 2023, alle ore 18, ha trasmesso via Tiktok e via Youtube un proprio video, d’un minuto e 40 secondi, girato il 9 marzo, che la riprendeva mentre, recatasi in un ristorante, ordinava e consumava della carne di maiale, dopo aver pronunziato la formula islamica di benedizione Bismillah ya Allah, ammettendo apertis verbis d’essere consapevole di stare mangiando della carne di maiale, e parimenti di stare compiendo un’azione vietata dalla religione islamica, cui pure elle stessa appartiene, minimizzando tuttavia la gravità della cosa.
Il video è stato visto da 4,5 milioni di persone, ed ella ha ricevuto parecchie denunce per banalizzazione dei precetti islamici (per il video in cui dichiara di mangiare carne di maiale pur essendo musulmana), per vilipendio della religione islamica (per aver pronunziato la benedizione Bismillah su della carne di maiale) e per istigazione al vilipendio della religione islamica (poiché i suoi giovani follower musulmani hanno visto che se vogliono diventare famosi, devono solo fare cose che siano proibite dalla religione islamica, in modo che il video diventi virale nel cyberspazio).
Fra gli altri, anche il Consiglio indonesiano degli Ulema ha emesso una fatwa, n. 3/MUI-SS/IV/2023 del 12 aprile 2023, in cui si spiega che un video in cui si mangi carne di maiale, vieppiù benedetta con la formula “Bismillah”, costituisce senz’altro degradazione, insulto e diffamazione dell'Islam.
La stessa influencer, peraltro, ha riconosciuto d’aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto, s’è scusata sempre su titktok e youtube con la comunità musulmana ed ha detto che avrebbe accettato qualsiasi verdetto, rinunziando a priori a ricorrere in appello.
Il tribunale di I grado la riconosce colpevole, con l’aggravante del dolo, dal momento che, se è vero che di per sé mangiare carne di maiale anche per una musulmana non costituisce reato in Indonesia, tuttavia il fatto d’essersi fatta riprendere mentre lo faceva, dichiarando all’inizio del video d’essere musulmana e d’essere intenzionata a mangiare carne di maiale, vieppiù dopo aver pronunziato la formula di benedizione Bismillah, dimostra l’intenzione di provocare lo scandalo, e quindi il turbamento fra i fedeli musulmani, al solo scopo d’aumentare il numero di visualizzazioni, scopo già in se ipso effimero, se poi il fine fosse stato quello d’avere molte visualizzazioni per ricevere un pagamento maggiore dalle piattaforme social, ciò vorrebbe dire aver voluto compiere sacrilegio per finalità di guadagno, cosa che sarebbe stata d’una gravità immensa.
Il Tribunale vuol comunque tenere conto del pentimento dell’imputata, e del fatto che si sia pubblicamente scusata sempre sui proprî social, e quindi applica il minimo della pena, stabilendo che il vilipendio ad una religione si possa sostanziare anche dal combinato disposto di atti che singolarmente presi potrebbero anche essere pienamente ammissibili.
Stefano Testa Bappenheim
PAROLE CHIAVE
Interreligiosità, unione, apertura, difesa