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L’Alta Corte di Sapporo, in Hokkaido, ha stabilito il 14 marzo 2024 che la disposizione del Codice civile che non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso è incostituzionale, diventando la prima sentenza dell’Alta Corte giapponese in materia di controversie sui matrimoni tra persone dello stesso sesso.
La controversia nacque tre anni fa, quando tre coppie omosessuali di Hokkaido avevano intentato una causa per danni contro lo Stato, chiedendo un milione di yen a persona, lamentando che il Codice civile e la Legge sulla registrazione della famiglia violavano, non riconoscendo i matrimoni tra persone dello stesso sesso, il principio di uguaglianza di fronte alla legge di cui all’art. 14 e la garanzia della “libertà di matrimonio” di cui all’art. 24 della Costituzione.
La sentenza di primo grado della Corte distrettuale di Sapporo del 2021, pur avendo stabilito che l’orientamento sessuale non potesse essere cambiato o scelto in base alla volontà personale e che il mancato riconoscimento dei matrimoni omosessuali costituisse una violazione del principio di uguaglianza di cui all’art. 14 della Costituzione, ha respinto la richiesta di risarcimento delle parti querelanti.
In seguito, i ricorrenti si sono perciò appellati all’Alta Corte di Sapporo, che ha ribadito il concetto innovativo per il Giappone della sentenza di primo grado secondo il quale, riguardo all’art. 24, comma 1, della Costituzione, sebbene il matrimonio tra persone dello stesso sesso non fosse stato previsto al momento della sua promulgazione, comunque “la Costituzione definisce il matrimonio come una libera unione tra persone, e i matrimoni tra persone dello stesso sesso dovrebbero essere garantiti nella stessa misura dei matrimoni eterosessuali”. Allo stesso tempo, l’Alta Corte nella sentenza di secondo grado ha ribadito che “gli omosessuali non sono in grado di ottenere la sicurezza del sistema sociale attraverso il matrimonio e si trovano quindi in una situazione di svantaggio significativo, che è lesiva della loro dignità e integrità personale. Non consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso è un trattamento discriminatorio che manca di una base ragionevole” ed è stato quindi dichiarato incostituzionale. Tuttavia, l’Alta Corte ha sostenuto che la mancata modifica della legge da parte del Parlamento non può essere considerata una violazione della legge stessa, per cui la richiesta di risarcimento per inazione è stata respinta.
È bene sottolineare che vi sono state altre richieste di risarcimento per il mancato riconoscimento di matrimoni omosessuali in ben cinque tribunali distrettuali di primo grado, che hanno espresso posizioni non omogenee: da un lato, infatti, il tribunale distrettuale di Osaka ha riconosciuto la piena costituzionalità delle disposizioni che vietano il matrimonio omosessuale, mentre i tribunali distrettuali di Fukuoka e Tokyo hanno parlato di “potenziale incostituzionalità” e i tribunali distrettuali di Sapporo e Nagoya hanno stabilito la loro incostituzionalità.
La sentenza di secondo grado dell’Alta Corte di Sapporo conclude che sebbene la regolamentazione del “matrimonio tra persone dello stesso sesso” vari da Paese a Paese nel mondo a causa di fattori culturali, morali, etici e religiosi, “vivere in conformità con la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale è un diritto inalienabile che si radica in importanti interessi personali”.
La decisione finale sarà ora lasciata alla Corte Suprema.
Yaru Li