(12 febbraio 2025)
La pubblicazione della Nota “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per la Cultura e l’educazione[1] costituisce uno snodo fondamentale nell’impegno profuso dalla Chiesa cattolica per la definizione delle implicazioni etiche ed antropologiche derivanti dallo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale.
La premessa assiologica che sostiene l’intero Documento è rappresentata dalla non sovrapponibilità del concetto di “intelligenza umana” con quello di “intelligenza artificiale”, che costituisce esclusivamente il “prodotto” della prima o, meglio, una sua “imitazione”[2]. Sulla base dell’inappropriatezza dell’utilizzo del lemma “intelligenza” per designare compiti che si fondano sull’analisi di dati quantificativi in una dimensione esclusivamente logico-computazionale, la Nota rivendica, pertanto, la sua necessaria natura umana-spirituale-relazionale.
L’ancoraggio ai valori espressi dalla tradizione filosofica e teologica cristiana conduce alla riaffermazione della insostituibilità dell’essere umano anche di fronte allo sviluppo di tecnologie in grado di replicare e riprodurre comportamenti solo apparentemente umani. Da qui la forte stigmatizzazione di quella crescente tendenza alla antropomorfizzazione dei prodotti di intelligenza artificiale che, oltre a rappresentare una “grave violazione etica”[3], produce una significativa alterazione delle dinamiche relazionali ed educative, inducendo a far ritenere reali quelle che sono, invece, soltanto mere simulazioni di risposte empatiche[4]. Nondimeno, il processo di progressiva antropomorfizzazione dell’IA, acuito dai più recenti progressi della robotica[5], sembra ulteriormente alimentare il rischio di “idolatrare” come “super-umani” strumenti che pur sempre costituiscono un “pallido riflesso dell’umanità”[6], fatta ad immagine e somiglianza di Dio.
Dalla necessaria riconduzione dei sistemi di IA a mezzi “della collaborazione dell’uomo e della donna con Dio nel portare a perfezione la creazione visibile”[7], ne deriva, dunque, l’esigenza di garantire l’applicabilità del principio del controllo e della responsabilità umana nei procedimenti algoritmici mediante l’implementazione degli sforzi diretti ad assicurare, in ogni caso e finanche nelle ipotesi di utilizzo delle nuove forme di intelligenza artificiale generativa[8], l’identificazione dei soggetti responsabili dei relativi processi. La Nota, in tal senso, coglie con acutezza una delle principali sfide che investe gli ordinamenti giuridici contemporanei, ovvero la problematica imputazione della responsabilità per gli eventuali danni o effetti distorsivi e discriminatori causati dall’impiego di tali strumenti. Soltanto la programmazione di algoritmi deputati al perseguimento del bene comune può parzialmente attenuare tali criticità e può impedire un irreversibile scivolamento verso paradigmi tecnocratici basati su visioni funzionaliste dell’uomo che rischiano di minarne l’integralità e, soprattutto, la dignità.
Il Documento, nella sua seconda parte, esamina sia le enormi potenzialità positive, sia i gravi rischi che possono scaturire dalla programmazione delle tecnologie di IA. In particolare, l’elaborazione di sistemi di IA in grado di sostituire, anziché sostenere, i lavoratori sembra preludere all’imminente profilarsi di una “questione operaia 2.0”, tema centrale nella dottrina sociale della Chiesa sin a partire dalla Lettera Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII del 1891, il cui incipit sembra assumere una immutata attualità anche nella rivoluzione tecnologica in corso[9]. Il Documento, inoltre, esprime notevole preoccupazione di fronte al sempre più massivo impiego di tali tecnologie nel settore bellico[10].
Tali criticità, unitamente agli ulteriori rischi di discriminazione, di emarginazione sociale, di categorizzazione[11], di sorveglianza, di mercificazione dell’umano, di amplificazione delle differenze sociali ed economiche, di diffusione di fake news[12] che possono promanare da un utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale non adeguatamente programmati, impongono l’assunzione di un impegno condiviso di “quanti hanno l’incarico di trasmettere la fede”, compresi i pastori e i Vescovi.
La pubblicazione della Nota conferisce ulteriore vigore a questo sforzo, fungendo da monito rispetto all’esigenza di garantire prioritariamente la tutela del primato dell’uomo e della sua dignità anche in una società sempre più proiettata verso una deriva tecnocratica. In tal modo, trova ulteriore concretizzazione il contributo della Chiesa cattolica all’elaborazione di un’algor-etica[13] in grado di dettare indicazioni chiare su cui fondare la progettazione di tecnologie di intelligenza artificiale antropocentriche e al servizio del bene comune e dello sviluppo integrale della persona e della società.
Fabio Balsamo
[1] Cfr. Dicastero per la Dottrina della Fede, Dicastero per la Cultura e l’Educazione, “Antiqua et nova”. Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, 28 gennaio 2025, consultabile in L’Osservatore Romano, 28 gennaio 2025, nonché all’indirizzo web: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/01/28/0083.pdf.
[2] Ivi, n. 3.
[3] Ivi, n. 62.
[4] Ivi, n. 61.
[5] Sullo sviluppo di una c.d. robotica teomorfa, cfr. Vincenzo Pacillo, «Alexa, Dio esiste?». Robotica, intelligenza artificiale e fenomeno religioso: profili giuridici, in Quaderni di diritto e politica ecclesiastica, 1, 2021, pp. 69-84, specialmente pp. 77-80.
[6] Cfr. Dicastero per la Dottrina della Fede, Dicastero per la Cultura e l’Educazione, “Antiqua et nova”. Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, 28 gennaio 2025, cit., n. 105.
[7] Ivi, n. 2.
[8] Sulle problematiche poste dall’impiego di strumenti di intelligenza artificiale generativa cfr. Fabio Balsamo, Apps religiose e intelligenza artificiale generativa, in Diritto e Religioni, 2, 2023, pp. 116-133.
[9] Cfr. Leone XIII, Lettera enciclica Rerum novarum, 15 maggio 1891, in Acta Leonis XIII, 11, 1892, pp. 97- 144.
[10] Le medesime preoccupazioni erano state evidenziate da Francesco, Messaggio di Sua Santità Francesco per la LVII Giornata mondiale della Pace, 14 dicembre 2023, in L’Osservatore Romano, 14 dicembre 2023.
[11] Ibidem, in cui Papa Francesco stigmatizza il possibile utilizzo dei sistemi di categorizzazione biometrica e di credito sociale.
[12] Sottolinea il rischio della diffusione di contenuti religiosi ingannevoli o fuorvianti Maria d’Arienzo, Zuckerberg e i nuovi rapporti tra diritto e religioni. A proposito di libertà di coscienza nell’era digitale, in Diritto e Religioni, 1, 2019, pp. 384-396, specialmente pp. 395-396.
[13] Cfr. Pasquale Annicchino, Tra algor-etica e regolazione. Brevi note sul contributo dei gruppi religiosi al dibattito sull’intelligenza artificiale nel contesto europeo, in Quaderni di diritto e politica ecclesiastica, 2, 2020, pp. 341-351. Sullo specifico contributo della Santa Sede al tema cfr. Raffaele Santoro, Santa Sede, algoretica e intelligenza artificiale: dalla Rome Call for AI Ethics al G7, in Diritto e Religioni, 1, 2024, pp. 714-732; Maria Luisa Lo Giacco, Intelligenza artificiale, intelligenza umana, intelligenza spirituale. La Chiesa cattolica e la regolamentazione del ‘cervello meccanico’, in Coscienza e Libertà, 68, 2024, pp. 67-77.