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La Dichiarazione «Fiducia supplicans» (per un primo commento su questo sito, clicca qui) ha suscitato diverse reazioni e resistenze nel mondo cattolico, anche in parte dell’episcopato. Così, nonostante il documento in maniera esplicita affermasse che «oltre alle indicazioni di cui sopra, non si debbono dunque aspettare altre risposte su eventuali modalità per normare dettagli o aspetti pratici riguardo a benedizioni di questo tipo» (par. 41), lo scorso 4 gennaio il Dicastero per la Dottrina della Fede è tornato sul tema con un Comunicato stampa, a firma del Prefetto Víctor Manuel Fernández e del Segretario per la sezione dottrinale Armando Matteo.
Nel testo del Comunicato si raccomanda una «lettura completa e attenta della Dichiarazione per comprendere meglio il significato della sua proposta», ma si mette anche in evidenza la necessità di un «periodo più lungo di riflessione pastorale». Si precisa, quindi, che la possibile benedizione riguarda le «coppie irregolari» in quanto tali e non le «unioni». A riguardo, è importante sottolineare che nella Dichiarazione si fa riferimento, in maniera specifica, a «coppie in situazioni irregolari» e a «coppie dello stesso sesso», mentre nel Comunicato si parla soltanto di «coppie irregolari», intendendo comunque di certo comprendere, con questa ultima espressione, anche le coppie formate da persone dello stesso sesso.
Nel Comunicato è sottolineato come le reazioni alla Dichiarazione da parte di alcune Conferenze episcopali non possano essere interpretate alle stregue di «opposizioni dottrinali», in quanto riguardano aspetti di ordine «pratico». Ed in effetti le indicazioni offerte dal Dicastero manifestano esigenze di natura pratica. I due principi cardini nell’applicazione di «Fiducia supplicans» sono rintracciati nella «prudenza» e nella «attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale».
La «vera novità» della Dichiarazione non è la possibilità di benedire coppie irregolari ma la distinzione tra benedizioni «liturgiche o ritualizzate» e benedizioni «spontanee o pastorali». Queste seconde forme di benedizioni si collocano all’interno della promozione della «pastorale popolare» di Papa Francesco, il quale invita ad una «valorizzazione della fede semplice del Popolo di Dio, che anche in mezzo ai suoi peccati esce dall’immanenza e apre il suo cuore per chiedere l’aiuto di Dio».
Si tratta, quindi, di “benedizioni pastorali” che devono avere determinate caratteristiche:
- a) sono «molto brevi», «di pochi secondi, senza Rituale e senza Benedizionale», «si tratta di 10-15 secondi»;
- b) presentano una semplice orazioni in cui «si chiede al Signore pace, salute e altri per beni per queste due persone che la richiedono (…) che possano vivere il Vangelo di Cristo in piena fedeltà e che lo Spirito Santo possa liberare queste due persone da tutto ciò che non corrisponde alla sua volontà divina e da tutto ciò che richiede purificazione»;
- c) non devono essere svolte «contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi»;
- d) non devono «avvenire in un posto importante dell’edificio sacro o di fronte all’altare».
Insomma, il punto centrale della Dichiarazione «Fiducia supplicans» non è un supposto riconoscimento ecclesiale della benedizione per le coppie irregolari o formate da persone dello stesso sesso. Più nello specifico, è un avanzamento del magistero della Chiesa sul significato della benedizione e, in particolare, della «benedizione pastorale», che non è una «ratifica della vita che conducono coloro che la invocano» o una «assoluzione», bensì un «canale pastorale» che sostiene i fedeli «a manifestare la propria fede, sebbene siano dei grandi peccatori».
Luigi Mariano Guzzo