NEWSLETTER n. 3/2023
NEWSIRLANDA I “giardini” della biodiversità nelle diocesi irlandesi (Caterina Gagliardi)
A seguito di un ricorso d’urgenza da parte di un’associazione, il Conseil d’État ha respinto la domanda di provvedimenti provvisori contro il divieto di indossare l’abaya o il qamis nelle scuole pubbliche. Sulla base dello stato delle indagini, il giudice ritiene che il divieto di indossare questi indumenti non violi in modo grave e palesemente illegale una libertà fondamentale.
In una circolare del 31 agosto scorso (https://www.rivistadirittoereligioni.com/newsfrancia-divieto-dindossare-labaya-a-scuola/), infatti, il Ministre de l’éducation nationale et de la jeunesse ha dichiarato che indossare l’abaya o il qamis nelle scuole e negli istituti pubblici costituisce una manifestazione evidente d’appartenenza religiosa vietata ex ar. L.145-5-1 del Code de l’éducation, promulgato dalla legge del 15 marzo 2004. L’associazione “Action droits des Musulmans” ha chiesto al Conseil d’État di sospendere la circolare con procedura d’urgenza.
I giudici di Palais-Royal, tuttavia, investiti del caso sulla base della procedura “référé-liberté” ex art. L. 521-2 del Code de justice administrative, hanno ritenuto, sulla base dello stato dell’inchiesta, che il divieto non violasse in modo grave e manifestamente illegittimo il diritto alla privacy, la libertà di religione, il diritto all’istruzione, il rispetto dell’interesse superiore del minore o il principio di non discriminazione.
Il Conseil d’État ha dunque preliminarmente osservato che l’uso dell’abaya e del qamis nelle scuole, che ha dato luogo a un forte aumento del numero di segnalazioni durante l’anno scolastico 2022-2023, fa parte d’un processo d’affermazione religiosa, come risulta dai commenti espressi durante le discussioni con gli alunni.
Poiché, però, la legge vieta agli alunni di indossare segni o indumenti che mostrino in modo evidente l’appartenenza ad una religione, il ricorso dell’Associazione “Action droits des Musulmans” è stato respinto.